Sono nata in una casa di campagna, ma non una casa rurale tipo cascina o antico casale, ma una villa stile anni 40 di proprietà di un colonnello dell'aeronautica militare il quale costruì quella abitazione per le vacanze con la sua famiglia.
Mio padre fu incaricato di curarne la proprietà che consisteva in un grande castagneto, qualche albero di nocciolo,un bel giardino e, inoltre, tutti i lavori straordinari di manutenzione del fabbricato. L'appartamento che ci fu destinato era all'ultimo piano da dove si godeva un panorama stupendo del nostro paese. A pochi metri, in un vecchio casale, viveva la famiglia di un mugnaio composta da Pietro (il mugnaio), Nunziata (la moglie), Peppino (il vecchio nonno) e le loro tre figlie: Maria, Elda, Nilla.
Ho un ricordo nitido e felicissimo della mia infanzia. Sono cresciuta all'aria aperta e, la fortuna di avere queste ragazze mie coetanee come vicine di casa, faceva sì che nè io nè mia sorella ci sentissimo sole. Con le nostre mamme si andava per boschi a raccogliere funghi, per prati a cercare la cicoria e per campagne a raccogliere noci, nocciole e quanto altro la natura potesse offrirci. Per andare a scuola si doveva doveva raggiungere il paese, lontano circa 1 km , e non c'era caldo o freddo o pioggia che ci impedisse di andare a piedi fin lì. Quando pioveva avevamo i nostri stivaletti di gomma e la cerata con il cappuccio che ci copriva fino ai piedi e il più grande gusto era quello di camminare dentro le grandi pozzanghere per sentire lo "scisciach" dell'acqua. Avevo 9 anni quando, per comodità di tutta la famiglia, mio padre acquistò una casa in paese.
- Questa breve introduzione per spiegare un sogno che mi accompagnò più volte in brutti periodi della mia vita di donna -.
Ero sposata e avevo già i miei due figli quando, come succede a molte coppie, passai un periodo molto difficile . Scoprii un tradimento di mio marito e, questo, mi provocò una grande sofferenza. Fu lì che, per la prima volta, sognai quella casa dove avevo passato i giorni più felici della mia infanzia. "Entravo lì con la mia famiglia, mio marito ed i miei due figlioletti, e tutto era buio. Grandi ragnatele coprivano le finestre chiuse e, con difficoltà, raggiungevamo il grande salone del piano terra da dove provenivano dei canti tristi. Lì trovavamo tanta gente con il volto sbiadito ed il capo coperto da lunghi copricapo, quasi fosse un tempio dove si svolgeva una cerimonia. Per quanto cercassi di accendere una luce, non riuscivo a trovare alcun interruttore finchè, con il fiato in gola, mi svegliavo in uno stato di grande angoscia". Con il tempo le cose con mio marito andarono chiarendosi e, pian piano, tra me e lui tornò la serenità che ci permise di andare avanti ancora per qualche anno. Fu a quel punto che tornai a sognare quella casa. " Entravo nuovamente con mio marito ed i miei due figli ma, questa volta, erano scomparse le ragnatele dalle finestre e anche le persone che cantavano come in un tempio. Mi dirigevo verso le finestre e cominciavo ad aprirle una ad una ed una grande luce entrava rischiarando agni angolo di quella grande casa. A quel punto ci prendevamo tutti per mano e andavamo verso l'uscita incontro al sole". Il risveglio non era più angoscioso come la prima volta, anzi, era piuttosto piacevole e rassicurante.
Passarono molti anni, i ragazzi diventarono grandi e la vita mi portò a continui e grandi importanti cambiamenti. Mi trasferi a vivere in una città del Nord dove rimasi alcuni anni causa il lavoro di mio marito. All'improvviso le cose tra me e lui cominciarono a cambiare fino a portarci ad una dolorosissima separazione. Furono mesi lunghi e difficili che mi portarono ad affrontare situazioni pesanti e a dover prendere decisioni importanti. Tornai a vivere nel mio paese e, pian piano, con l'affetto dei miei cari potei ricominciare a vivere più serenamente. Dopo circa due anni, quando il dolore si era sopito e la vita aveva ricominciato a scorrere, ecco ricomparire quel sogno. Questa volta "mi trovavo da sola a camminare in quella strada di campagna, che passava davanti la casa della mia infanzia in una giornata di sole e, da lontano, cominciavo ad intravedere le sue finestre tutte chiuse ed anche il suo giardino pieno di erba alta ed incolta, insomma, in uno stato di completo abbandono. Quando le fui davanti pensai che era un vero peccato vedere una casa così bella completamente lasciata andare, ma questo pensiero non mi provocò dolore. Continuai a camminare in quella giornata di sole godendo i profumi della campagna ed il frusciare delle foglie".
Da quel momento non ho mai più sognato quella casa. Con il suo stato di abbandono nel sogno anche la mia anima aveva chiuso le finestre e lasciato crescere l'erba su un passato che non sarebbe tornato mai più.
Nessun commento:
Posta un commento