LAZZARELLA
Era il 1957 quando uscì un simpaticissimo film intitolato Lazzarella, tratto dal testo di una canzone di Domenico Modugno con la regia di Ludovico Bragaglia ed interpretato da due degli attori che andavano per la maggiora in quell’epoca: Alessandra Panaro e Mario Girotti. Era una storia molto semplice e pulita che parlava dell’amore tra una studentessa di liceo ed un giovane ragazzo suo coetaneo.
Avevo 7 anni quando uscì questo film. Ero una bambina bionda con i capelli lunghi e occhi verdi e, a detta di molti, ero tra le più belle bambine del mio paesello. Frequentavo la 2° o la 3° elementare e a quel tempo le nostre mamme ci lasciavano andare a scuola da sole perché nel paese si conoscevano tutti, gli abitanti erano pochi e non c’erano i pericoli del traffico né di altro, anche perché i grandi diventavano i genitori di ogni bambino, sempre pronti a buttare un occhio affinchè tutto filasse liscio.
Un po’ come i nonni di oggi che fanno volontariato davanti alle scuole per salvaguardare l’incolumità dei bambini.
Andare al cinema era l’unico diversivo di ogni bambino durante il pomeriggio della domenica e quel film fu visto praticamente da tutti i ragazzi dai 6 anni in poi. Si usciva da casa verso le h 15,00, perché lo spettacolo iniziava alle 15,30, con 200 lire in tasca. Si percorreva a piedi tutto il corso del paese fino a passare davanti la casa di Mimmetta, una simpatica signora che vendeva le fusaie (lupini) al costo di cinque lire al cartoccetto fatto con carta di giornale .Le cinque lire si andavano a sottrarre alle 200 lire che servivano per l’acquisto del biglietto d’ingresso e alle 30 lire del cremino che era d’obbligo comprare dal signore che passava durante l’intervallo tra il 1° e 2° tempo con la sua cassettina piena di gelati, bruscolini e aranciate. Di solito restava un resto di 10 o 15 lire con il quale si compravano pescetti di liquirizia o pasticche bianche di menta.
Il film riscosse un grandissimo successo e con lui iniziò anche il mio incubo!!!
Il lunedì mattina a scuola, durante l’ora di intervallo, mi vennero incontro 4 o 5 bambini che cominciarono a dirmi che somigliavo a Lazzarella e, in un attimo, altri 3 e poi altri 5 e poi tutti…….mi additavano e mi circondavano cantando la canzone Lazzarella. Io impaurita e sconcertata da quella reazione cominciai a piangere finchè non venne la maestra a liberarmi da quella bolgia.
La cosa durò tantissimi giorni. Mia madre era costretta ad accompagnarmi a scuola e venirmi a riprendere all’uscita. Durante la ricreazione non potevo uscire fuori dalla classe neanche per andare in bagno se non accompagnata dalla bidella Teresina che minacciava chiunque mi urlasse contro quel maledetto nome “Lazzarella”. Insomma un vero trauma. La cosa andò finendo quando furono presi provvedimenti più seri. I miei dovettero andare a casa delle famiglie dei più insistenti per dir loro che avrebbero preso dei provvedimenti seri se i loro figli avessero continuato ad infastidirmi.
Quel nomignolo mi accompagnò fino all’età dell’adolescenza. Quando qualcuno doveva parlare di me diceva: “Chi? Lazzarella?” ! Ma a quel punto non era più fastidioso, anzi ….. Forse mi faceva sentire un po’ più carina delle altre.
See you soon
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